La musica leggera è un bene di consumo popolare che come pochi altri riflette l’immagine che una società vuol dare di sè. I suoi divi, i suoi personaggi sono veri e propri prototipi del gusto medio della gente che lavora, produce e sostiene il sistema sociale. I beniamini della canzone condizionano atteggiamenti, modi di vestire e di pettinarsi; riproducono, con la moda che lanciano, tante immagini imitative di se stessi. Il cantante diventa così un simbolo di un momento oggettivo della storia del costume della nazione. Questo processo inizia in questi primi anni cinquanta, e si ingigantisce enormemente con la diffusione prima della radio, poi della televisione. Due strumenti unificanti come pochi altri, con il potere di far fare la stessa cosa del proprio beniamino, di vestirsi e pettinarsi allo stesso modo, di far acquistare a milioni di persone un particolare oggetto che lui usa. In questo ambito, la censura esercitata negli ’30 e ’40, specie nei confronti delle donne attraverso i testi delle canzonette oppure direttamente alla interpreti femminili delle stesse canzoni. Citiamo ad esempio, Profumi e Balocchi, le due versioni di “Reginella” e “Reginella campagnola”, “Un’ora sola ti vorrei”, e tante altre. Nel dopoguerra, tale atteggiamento non si è modificato in quanto la censura si è rivolta nei confronti delle Donne, interpreti o destinatarie, per motivi moraleggianti, di costume e di controllo sociale. Un esempio su tutti: la cantante Mina che per avere avuto un figlio fuori dal matrimonio, fu allontanata completamente dalla RAI per lungo tempo, la cantante Jula de Palma con la canzone “Tua” per la sua interpretazione sensuale, la canzone “Addormentarmi così” e tante altre. Questa diffcile situazione è proseguita quasi fino a nostri giorni.
Evento organizzato da
CENTRO CREATIVITÀ E CULTURA
Informazioni per il pubblico
Accesso libero su prenotazione: centrocreatcultura@gmail.com / 3402352635 / 3281340555
Modalità di partecipazione
A offerta libera
Destinatari
Per tutti