“Le catene del Brasile. Un paese ostaggio delle religioni”
In vista del voto presidenziale del prossimo autunno, la posta in gioco dopo Bolsonaro è molto alta: il ruolo geopolitico dell’America Latina. Milioni di brasiliani tempestati da programmi di tele predicatori che in tv e alla radio li convincono a investire tutto ciò che hanno in presunte opere su richiesta divina. Chiese pentecostali fondate in ogni angolo del Brasile. Templi trasformati in palcoscenico per la scalata politica di pastori e loro accoliti spesso conniventi con le famiglie dei boss che controllano le favelas. È il ritratto del Brasile di Bolsonaro, un ‘colosso’ sull’orlo della teocrazia, stremato dalla violenza e dal Covid 19, colpevolmente lasciato dilagare con crudele lucidità. Claudiléia Lemes Dias accende i riflettori con implacabile esattezza e determinazione sulla deriva nella quale il Paese sudamericano precipita ormai da decenni. I predicatori della teologia della prosperità detengono imperi mediatici e fondano partiti. In Brasile, controllano l’intero Parlamento e pilotano le scelte dei Presidenti della Repubblica. A ottobre 2022 il Brasile sarà chiamato a scegliere un nuovo capo dello Stato: la posta in gioco è molto alta e riguarda la possibilità di opporsi al processo di neutralizzazione della storia del Brasile, della sua cultura e delle sue lotte, la cui responsabilità secondo l’autrice è da ricercare, in particolare, nelle complicità da parte di tutte le religioni in progetti e azioni incompatibili con i diritti umani, civili e politici di un popolo libero di autodeterminarsi. Claudiléia Lemes Dias, laureata in Legge presso l’Università del Paraná, ha un Master in Mediazione Familiare e in Tutela Internazionale dei Diritti Umani all’Università di Roma La Sapienza. Negli anni 2006-2008 è stata ricercatrice presso il Dipartimento di Storia e Teoria del Diritto dell’Università di Tor Vergata. Ha pubblicato romanzi e racconti e vinto il Concorso Nazionale Lingua Madre (2008). E’ collaboratrice del settimanale “Left”.