Inguardabile, 30min 53sec un film di Marilena Pisciella co-creato con Cristina Nunez
Cos’è Inguardabile? Di cosa parla Inguardabile? Forse la sua essenza risiede in un intrinseco ossimoro che si fa pure paradosso. Anche se chiudo gli occhi non posso non guardare/mi. Difficile lasciare la mente fluttuare nel solo vuoto -è cosa per pochi meditatori- e prima o poi giungono in soccorso o ingombro le immagini. Forse è una provocazione. Uno scardinamento di principi, stereotipi, ruoli, ortodossie? Certamente sfugge ad inquadramenti. Si dice sia un film, ma non è mai stato girato e non ha mai avuto un regista, sebbene abbia una sua trama. Archetipica probabilmente. Pare sia un’autobiografia visiva. Ma poi ha anche un sonoro, come i film. Forse è perturbante. Poiché contiene malattia e cura al tempo stesso. Sebbene vediate ospedali, medicine, aghi, la cura vera è altra e risiede piuttosto nei click quotidiani degli autoscatti. Contiene però anche la vertigine che chi si ammala e si cura è colei che cura e anche si prende cura degli altri. Può un’ammalata prendersi l’arbitrio di curarsi curando, rischiando continuamente anche con l’onnipotenza, forse? È quel che accade alla protagonista di questa opera: mentre si cura, si prende cura anche dell’altro. Anzi non vi è più confine. Non vi sono più ruoli. Tutto si assottiglia. All’inizio è difficile, poi tutto si placa e resta l’essenza, la materia comune di cui siamo fatti tutti. Già, anche a chi si occupa di relazioni di cura capita di catapultarsi dalla propria posizione di privilegio nel mondo degli inferi e col medium del male fotografato prova a tornare a farsi uomo tra i dannati, gli infermi, i disperati, gli ultimi, i peccatori, i sofferenti. Ma di quale cura parla Inguardabile? E prim’ancora di quale malattia? Per questa domanda appena pronunciata la risposta è che si tratta di una malattia difficile a pronunciarsi. Lei si veste di metafore semanticamente pesanti e belligeranti (roba per cui anche Susan Sontag si è scomodata ed inquietata parecchio): male oscuro, brutto male, guerra, battaglia, lotta, invasione silenziosa. E soprattutto si fa indicibile, dunque, inevitabilmente inguardabile. Può la sola medicina, solo i dottori, la sola scienza detenere i poteri e i farmaci per curare il cancro? Ecco l’ho detto… Cosa succede dentro di noi alla sua sola evocazione? Voglia di fuggire, di non sentire, di non vedere, paura di essere contaminati. La mente cade. I protocolli da soli non possono funzionare. Non di solo Corpo noi siamo fatti. Cosa ne facciamo di Psiche che lo abita e si psicotizza e di Anima che si perde? Dove finiscono gli amici, i cari, il lavoro, le passioni? Il cancro nel suo irrompere inghiotte tutto e tutti. È un mostro divoratore. È una Medusa: se la guardi ti pietrifica, ma è solo così facendo che ci si può aprire alla conoscenza. Il cancro non è e non può essere un fatto chiuso, privato. In tutto questo viaggio di coraggio vuole condurci l’autrice e protagonista di questa storia. Inguardabile scavalca muri e porte e cancelli, si insinua. Non vuol saperne di restare ferma, segreta, tra i tabù. Non vuole morire. Non vuole restare sola. S’inerpica su strade difficili, poco consone alle leggi che regolano il cancro, che è poi metafora di tutto ciò che interrompe, irrompe, ricapitola, rivoluziona; esso attiva l’eterno ciclo di vitamortevita. Qui non vi è traccia di vittimismo, disfacimento, ma di vulnerabilità sì. Perché tutti (e non solo i malati di cancro) dovrebbero guardare Inguardabile, nonostante l’interdizione apparente? Perché Inguardabile parla di malattia, di morte, parla di vita-lità. Di passioni. Di resistenza. Della trama sottile attraverso la quale diventiamo umani.
Evento organizzato da
Marilena Pisciella
Informazioni per il pubblico
Accesso su prenotazione via mail marips@alice.it
Modalità di partecipazione
A offerta libera
Destinatari
Per adulti